Liceo Ceccano Materiali pubblicati da prof, ex allievi ed allievi

In dulcedine societatis, quaerere veritatem

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Chi sono io?

Posted by liceoceccano su luglio 16, 2012

di Tatiana Lo Scalzo

Esame di Stato 2012 – classe V A

Gli artisti, in quanto individui, in particolar modo dal Rinascimento in poi, trovandosi soli di fronte a loro stessi hanno spesso voluto rispondere ad un quesito che ognuno di noi si pone: “Chi sono io?”.

Fin dall’antichità Socrate aveva fatto del motto “conosci te stesso” la cifra distintiva della sua filosofia e un’esortazione nel ricercare la verità dentro sé stessi e non nel mondo delle apparenze. Questa riflessione è stata per secoli anche oggetto della pittura ed è quindi nato il genere dell’autoritratto.

Esso è infatti la proiezione del modo in cui l’artista ha ritenuto che gli altri lo vedessero e del modo in cui egli percepiva se stesso e il suo ruolo. La figura dell’artista si è diversificata da quella dell’artigiano assumendo dignità pari a letterati e pensatori. L’autoritratto dunque, oltre all’intrinseco valore artistico, è un’occasione unica e interessante per conoscere le emozioni dell’artista come essere umano.

L’esigenza all’autorappresentazione, il desiderio di lasciare un’immagine di se che sopravviva nel tempo, trova nell’artista il maggiore interprete perchè egli più di chiunque altro possiede gli strumenti per esprimere sentimenti ed esigenze psichiche che appartengono ad ogni individuo.
Gli autoritratti di Van Gogh sono forse la massima rappresentazione del modo in cui l’artista concepisce il suo ruolo. Van Gogh infatti considerava la sua persona non laterale ma centrale alla sua pittura, infatti ogni passo della sua evoluzione artistica è sottolineato dalla realizzazione di un autoritratto.

Esso diviene una necessità, un desiderio di dialogo, l’unico mezzo per uscire da una solitudine senza scampo, un tentativo di specchiarsi in sé e cercare da fuori le cause della propria sofferenza. L’autoritratto è la messa in scena del suo dramma personale e quindi un esperimento di autoanalisi.
Fra tutte le arti visive, la pittura è quella che ha maggiormente interpretato e rappresentato la psiche umana come l’ha indagata il padre della psicoanalisi. Sigmund Freud considerava gli artisti degli alleati preziosi negli studi psicoanalitici perchè egli diceva che essi nelle conoscenze dello spirito superano di gran lunga noi comuni mortali poichè attingono a fonti che non sono state ancora aperte alla scienza.

Non c’è modo migliore per descrivere Van Gogh, un mortale fuori dal comune che ha trovato fonti di straordinaria profondità per arrivare alle radici del suo e del nostro animo.
L’artista è colui che identifica in maniera assoluta arte e vita e che fa della propria vita l’arte e della propria arte la vita. Questo il credo dell’uomo considerato la personificazione dell’Estetismo inglese: Oscar Wilde, colui che fece proprio il culto della bellezza e che rese la sua vita un’opera d’arte. Il contrasto arte vita è il tema principale del romanzo “Il Ritratto di Dorian Gray”. Il ritratto del protagonista diviene un’assicurazione contro la scomparsa definitiva, uno strappo al silenzio della morte e un’aspirazione all’immortalità.
Anche D’Annunzio, interprete dell’Estetismo italiano realizza con i suoi versi un’autoritratto molto controverso con il protagonista del suo romanzo “Il Piacere”. Andrea Sperelli è oggetto di critiche da parte dell’autore, egli vuole superarlo, ma coesiste nello stesso tempo un tentativo di immedesimazione.
Anche i popoli, le loro culture, i loro regimi politici tendono ad autorappresentarsi ed un esempio è il Fascismo. Durante il ventennio fascista vennero realizzate diverse opere pubbliche come le bonifiche o monumenti quali il Foro Mussolini o il Palazzo della Civiltà Italiana. Si procede quindi ad una monumentalizzazione delle città volta ad esaltare il ruolo del regime con l’intento di creare un autoritratto di sé stesso. Esso diventa infatti un mezzo di propaganda, strumento attraverso il quale suscitare stupore e ammirazione nel popolo.

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